Colle Gianicolo, Roma. Una bella giornata di sole.
Chiesa di San Pietro in Montorio. Eretta nel luogo dove, secondo vulgata, fu crocefisso – a testa in giù – San Pietro. Nel cortile, ad indicare il luogo esatto della Crocefissione, sorge il Tempietto del Bramante.
Citata già nella prima metà del IX secolo l’esistenza di un monastero beati Petri quod vocatur ad Ianuculum. Il complesso di chiesa e monastero passò nei secoli ai Benedettini, ai Celestini (siamo nel 1320 e la chiesa si chiama “Sancti Petri Montis Aurei”), agli Ambrosiani, e alle monache cistercensi.
Nel 1472, gli edifici fatiscenti e un vasto terreno attorno furono assegnati da Sisto IV Della Rovere alla congregazione francescana di Amedeo da Silva, il quale fece restaurare ed ampliare il convento, e demolire la vecchia chiesa iniziando la costruzione della nuova. La ricostruzione rientrava nel programma di sviluppo edilizio voluto da Sisto IV, e fu anche occasione di diplomatici contributi finanziari, prima da Luigi XI di Francia al papa Della Rovere, poi – più sostanziosi – da Ferdinando II e Isabella di Castiglia al Papa Alessandro VI Borgia, che consacrò la chiesa nel 1500.
Nel 1599, davanti a Castel Sant’Angelo, Beatrice Cenci dopo una vita tormentata, venne decapitata con colpi di spada, a seguito di un processo riguardo la morte del padre. Venne sepolta, a seguito delle sue volontà testamentarie, a San Pietro in Montorio, davanti all’altare, in una tomba senza nome come previsto per i condannati a morte. La sua testa fu poggiata su un vassoio di argento e quindi messa nella bara. Nel 1798, durante la Prima Repubblica Romana, i soldati francesi, che avevano occupato la città al comando del generale Berthier, si abbandonarono a razzie e requisizioni: anche le tombe furono violate per impossessarsi del piombo delle casse. Secondo la testimonianza del pittore Vincenzo Camuccini, che assistette all’episodio mentre lavorava al restauro della Trasfigurazione di Raffaello, alcuni soldati, guidati da uno scultore loro connazionale, entrati nella chiesa di San Pietro in Montorio, iniziarono a spaccare le lastre dei sepolcri poste sul pavimento. Uno di loro aprì la cassa di Beatrice e s’impossessò del vassoio d’argento sul quale era stata deposta la testa della giovane. Lo scultore, preso il teschio, incurante delle proteste di Camuccini, si allontanò lanciandolo in aria per gioco.
Dal momento in cui la Casa Reale Spagnola si dedica alla cura della chiesa, la Spagna è di casa al Gianicolo.
“Il viaggio in Italia era frequente tra gli artisti europei dal XV secolo fino al XIX secolo inoltrato. Dürer e Bruegel, Alonso de Berruguete, Velázquez o Goya completarono la loro formazione in suolo italiano.
Già con Filippo IV, e più tardi con Carlo II nel 1680, erano falliti i progetti di fondazione dell’Accademia Spagnola a Roma, che cercavano di calcare le orme della recente nascita dell’Accademia di Francia nel 1666, con l’obiettivo di creare un’istituzione che accogliesse gli artisti spagnoli che si trasferivano nella città sotto la protezione del re. Nel 1832, con il direttore Solá, ci fu un altro tentativo di creare un’Accademia, frustrato nuovamente dal rifiuto dello Stato Pontificio di conferire un carattere giuridico a quel direttore e gruppo di pensionados.
La capitale italiana era, insieme a Parigi, il principale centro artistico europeo del XIX secolo, meta fondamentale del Grand Tour e culla dell’arte classica, rinascimentale e barocca, punto di incontro di culture e di epoche, in cui si conciliavano tradizione e modernità. Proprio per questo motivo attraeva artisti e collezionisti di diverse origini, favorendo un mercato artistico internazionale, che la convertiva in un dinamico centro creatore e diffusore del gusto. D’altra parte, la presenza e il successo a Roma apriva all’artista le porte, non soltanto nel proprio Paese, ma anche dell’Europa, grazie alle possibilità di mercato, di partecipazione a esposizioni internazionali o di realizzazione di viaggi in Italia o nel resto del Vecchio Continente. Si dovette aspettare il 1873 perché si creassero le condizioni favorevoli alla fondazione dell’istituzione. Allo Stato Pontificio di Roma era seguito il nuovo Regno dell’Italia unita e l’8 agosto 1873 venne stabilita la creazione della Scuola Spagnola di Belle Arti a Roma, formata da un direttore e dodici pensionados, di cui otto selezionati tramite rigoroso esame, e quattro cosiddetti di merito, per artisti che già godessero di chiara fama. La sede stabilita fu l’ex Convento di san Pietro in Montorio. ” ( vedi http://www.accademiaspagna.org )
Lapide commemorativa dell’apertura dell’Accademia
Busto e Panorama
Ritratti dei pensionados che hanno soggiornato nell’Accademia
Ma c’è un secondo motivo per cui si è curiosi di visitare l’Accademia il Tempietto del Bramante.
Tempietto di San Pietro in Montorio, detto del Bramante, visto da uno degli ingressi dell’Accademia
Sorge dove tradizione vuole che sia stato crocefisso San Pietro a testa in giù ed è una piccola costruzione a pianta circolare posta al centro di uno dei cortili del convento di San Pietro in Montorio.
La costruzione fu commissionata a Bramante dal Re di Spagna come scioglimento di un voto. In seguito nel complesso conventuale fu presente una congregazione spagnola ed ancora oggi una parte degli edifici circostanti il tempietto sono sede dell’Accademia di Spagna. Forse fu progettato nel 1502, ma sugli anni di progetto e di costruzione esistono alcuni dubbi in quanto alcuni, in assenza di documentazione, propongono di posticipare la datazione intorno al 1510, facendola risultare così contemporanea ai progetti maggiori di Bramante.
Tempietto di San Pietro in Montorio o “del Bramante”
Il tempietto, monoptero e periptero, ha un corpo cilindrico, che costituisce la cella del tempio, la cui muratura è scavata da nicchie insolitamente profonde, decorate con conchiglie, e scandita da paraste come proiezione geometrica delle colonne del peristilio. La costruzione è infatti circondata da un colonnato tuscanico sopraelevato su gradini; sulle 16 colonne corre una trabeazione conforme alle indicazioni che Vitruvio ha dato per l’ordine dorico, con un fregio decorato con triglifi e metope. Le colonne sono di granito grigio; le altre membrature di travertino. Il soffitto dell’ambulacro è decorato a cassettoni. L’interno della cella ha un diametro di circa 4 metri e mezzo; più un “naos” che uno spazio dedicato alle funzioni liturgiche; un luogo puramente simbolico e commemorativo. La forma cilindrica è in qualche modo trasformata da alte e profonde nicchie, quattro delle quali ospitano piccole statue degli evangelisti. Sull’altare è collocata una statua di San Pietro di anonimo lombardo. Il pavimento è a tessere marmoree policrome, nello stile cosmatesco, oggetto di un certo revival a fine XV secolo.
Lo spazio è coperto con una cupola, progettata in conglomerato cementizio (alla maniera degli antichi) e posta su di un tamburo ornato da lesene che continuano quelle del registro inferiore, ma sono prive degli attributi dell’ordine architettonico. Il rivestimento in piombo, probabilmente presente fin dalla costruzione, è stato ripristinato nel XX secolo, in quanto nell’Ottocento era stato sostituito da tegole laterizie.
San Pietro in Montorio: Chiesa, Accademia di Spagna, Tempietto. Sul Gianicolo. https://goo.gl/maps/QqDYvT6qoYwM7NJF6
Il video ad inizio pagina vi farà visitare quello che avete letto.
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